Fatti e finzioni

Fatti e finzioni

Convegno nazionale MOD

Napoli, 15-17 giugno 2022

organizzato con la collaborazione di:

Università degli studi di Napoli “Federico II”

Università degli studi di Napoli “L’Orientale”

Università degli studi “Suor Orsola Benincasa”

Programma – Sessioni plenarie

Programma – Sessioni parallele 

Elenco alberghi

Il titolo scelto evoca quello di un libro importante di Françoise Lavocat (Fait et fiction. Pour une frontière, 2016; ora anche in traduzione italiana: Del Vecchio Editore 2020). Se volgiamo al plurale i termini che lo costituiscono, è a suggerire la pluralità degli approcci possibili al tema che designa.

Ci si potrà addentrare, come fa Lavocat, nel labirinto delle questioni filosofiche, linguistiche, antropologiche, persino politiche che da questa coppia si dipanano: interrogarsi sulla frontiera tra fatti e finzioni (sempre mobile e permeabile, e variamente, a seconda delle epoche) ha un senso nuovo e urgente oggi che si pongono in dubbio la sua rilevanza e la sua stessa esistenza, nel nostro tempo di finzionalità diffusa, d’illusionismo digitale, di confusione e ibridazione tra la realtà e i simulacri.

Oppure si potrà descrivere e storicizzare: analizzare e leggere, con gli strumenti che ci qualificano dell’interpretazione, forme e sostanze della letteratura che ci compete istituzionalmente. Perché se è evidente che del rapporto tra fatti e finzioni – quando lo si riduca a quello elementare tra verità e menzogna o verità ed errore – tutte le culture si sono occupate; e se è chiaro che tale questione nella nostra cultura è radicale, come si misura dagli effetti lunghi, fino al Rinascimento e oltre, delle domande di Platone e di Aristotele; è anche vero che, nelle poetiche e nelle pratiche letterarie dell’Otto e del Novecento, una ramificazione spettacolosa di antinomie concettuali – storia e invenzione, realtà e illusione, vita e forma, volto e maschera, altre ancora – può essere ricondotta, come a iperonimo di ciascuna, alla coppia, al contraddittorio di fatti e finzioni. Il binomio può essere una chiave di accesso alla letteratura dei due secoli che hanno preceduto il nostro; un modo di metterla in prospettiva.

Converrà prestare un’attenzione speciale agli ultimi decenni, scenario di un’interdiscorsività formidabile e mai vista prima, consentita dal potenziamento dei media elettrici ed elettronici e dall’ampliamento dello spazio che essi occupano nella vita di tutti. L’universo della finzione si è dilatato enormemente, il nostro quotidiano è invaso dalle storie: quelle che ci cercano dello storytelling politico e giornalistico, quelle che molti cercano avidamente non tanto come lettori di libri o spettatori di film quanto come fruitori di serie televisive, giocatori di videogame, attori di vite seconde. Ognuno, poi, oltre ad esserne consumatore magari compulsivo, può produrre a sua volta narrazioni, agirle in testi (l’odierna ubiquità della parola scritta) in cui il confine tra fatto e finzione sfuma, si fa poroso o equivoco: autorialità diffusa, una marea di soggetti che sulla ribalta dei social s’incontrano, si esprimono e s’ingannano, raccontano l’esperienza mentre la inventano, confessano una verità sotto mentite spoglie. Il narcisismo delle vite particolari può ribaltare il rapporto tra fatti e finzioni, confondere la frontiera. E si può arguire un nesso tra le disposizioni confusive dell’autorialità molteplice e informale e i generi di confine, contaminanti, talora egotistici che più fanno tendenza nell’attuale spazio letterario: la biofiction, il non fiction novel, l’autofiction. Come pure occorrerà riflettere sulla ricaduta, nelle invenzioni e nel linguaggio della letteratura, già dagli anni ’90, degli altri fattori traumatici e fantasmagorici della socialità contemporanea: la telecrazia e, prima ancora delle realtà immersive del digitale, l’imperio, in tutte le forme, dell’immaginario.

Verranno accolte proposte di comunicazione per i seguenti panel: 

  1. Componimenti misti di storia e d’invenzione

Nella storia complessiva del romanzo, i “componimenti misti di storia e d’invenzione” vantano una sorta di diritto di primogenitura, giacché fu proprio Walter Scott a procurare al modo realista il format esecutivo. Ciò risulta tanto più vero per il romanzo italiano, ove si guardi al ruolo di capostipite ricoperto dai Promessi sposi nel canone nazionale e alla vasta e diversificata fortuna di quel genere nella nostra narrativa ottocentesca e nella pubblicistica che lo fiancheggiò o lo mise in discussione. Ma che cosa ne è, nella cultura moderna e in quella postmoderna, di questa forma letteraria che abita il margine tra fatto e finzione e trasfigura, o addirittura allegorizza, l’evento? Se nel panorama internazionale si registra una straordinaria rifioritura incentivata anche dalla dimensione transmediale (per cui il genere, oltre a occupare interi scaffali delle librerie, trionfa nel mainstream audiovisivo), in Italia il romanzo storico si presenta – anche – come un alveo singolarmente accogliente nei confronti delle sperimentazioni più colte e sofisticate (si pensi al filone dell’ucronia potenziale), spesso accompagnate da una spiccata attitudine pop e straniante.

  1. Personaggi, «vivi più dei vivi»

Secondo Geertz, l’influenza reciproca tra natura e cultura nei meccanismi evolutivi rende le finzioni (e quindi anche homo fictus) un risarcimento dell’incompletezza costitutiva degli uomini, del loro perdurante squilibrio. Il personaggio come protesi immaginaria, una vitalità che riceve lume, oggi, anche dalla nuova psicologia cognitiva: le teorie dell’immersione, così come la intende Schaeffer, contribuiscono a prolungare la domanda pirandelliana sullo statuto ontologico dei personaggi, «vivi più dei vivi». Così, dopo «la commemorazione provvisoria» stilata da Debenedetti negli anni Sessanta, negli anni Novanta il personaggio risorge (Lavocat), per la sua propensione a trasgredire le frontiere tra la vita e l’opera e a scompaginare la soglia tra fatti e finzioni, dentro una realtà sempre più dominata dai simulacri. In una concezione della finzionalità intesa come costante antropologica, questo panel vuole occuparsi di personaggi e autori in cerca gli uni degli altri, in un sistema di proiezioni che si intensifica soprattutto nei luoghi moltiplicati della soglia: non solo tra fatti e finzioni, ma anche tra vita e morte, reale e virtuale. Un luogo scomodo, dove già l’uomo senza qualità si muoveva «fra una voragine celeste aperta sul capo e una voragine celeste coperta sotto i piedi». In questo luogo – ombre, avatar, fantasmi, revenant – i personaggi continuano a circolare, creatori o prigionieri delle trame narrative, intrecciate da sempre al cespuglio evolutivo del nostro fare umanità.

  1. I confini della poesia

Almeno dal primo Novecento fino ai giorni nostri, la poesia italiana ha risposto alla marginalità del codice lirico e alla diffusione delle nuove tecnologie con un allargamento dei propri confini: ora con la sperimentazione di forme espressive ibridate con il paradigma narrativo, in tutte le sue possibili declinazioni; ora attraverso un ritorno all’oralità e alla “presenza”, produttivo, nelle poetiche contemporanee, di inedite configurazioni del rapporto tra voce, corpo e contesto; ora fronteggiando l’egemonia dello storytelling tramite l’utilizzo di forme di straniamento spesso rivolte alla demistificazione, alla parodia o al riuso citazionistico dei linguaggi dei nuovi media. In tutte queste sperimentazioni, che partono dalle avanguardie storiche e arrivano alle attuali scritture di ricerca, il carattere finzionale della poesia si misura con nuove frontiere tra fatti e finzioni e con una nuova realtà dei rapporti umani, per raggiungere una forma specifica di conoscenza affidata ancora alle forme liriche (o post-liriche). Il panel accoglierà proposte di carattere teorico, storiografico o militante, relative a singoli casi di studio o alle tendenze principali di questa ridefinizione della scrittura in versi dalla modernità agli anni Duemila (anche in riferimento agli intrecci generazionali che agiscono nel panorama contemporaneo); né verranno trascurate le questioni legate alla riformulazione dello statuto dell’io lirico e all’applicabilità delle categorie narratologiche ai testi poetici e post-poetici.

  1. Fatti, finzioni e narratologia

Per molto tempo, la narratologia si è occupata quasi esclusivamente di racconti di finzione: di storie mai realmente accadute, di personaggi inventati, di mondi della storia alternativi a quello reale. Fra anni Novanta e Duemila, in particolare a partire da due studi importanti come Finzione e dizione di Gérard Genette e The Distinction of Fiction di Dorrit Cohn, i narratologi hanno iniziato a interessarsi ai racconti fattuali, a testi che raccontano storie “vere”. Ci si è chiesti se le categorie elaborate per l’analisi dei testi di finzione possano essere applicate anche a testi storiografici, biografici, giornalistici. Soprattutto, si è ragionato sull’esistenza di un confine fra racconto finzionale e racconto fattuale: ci sono marche tipiche della finzione? O le procedure inventive cui ricorrono gli autori di romanzi, short-stories e non solo possono essere adottate pacificamente anche da chi si propone di raccontare fatti realmente accaduti? Le ricerche in questo ambito si sono poi moltiplicate e oggi sono di grande attualità, come testimoniano studi di recente pubblicazione quali Fatto e finzione di Françoise Lavocat e Narrative Factuality, curato da Monika Fludernik e Marie-Laure Ryan. Scopo di questo panel è incentivare il dibattito su tali questioni. Saranno prese in considerazione proposte di taglio più teorico insieme ad altre più incentrate su analisi testuali. Oggetto di studio potranno essere opere più e meno recenti, fra cui quelle – oggi diffusissime – in cui fatti e finzioni si mescolano in modo spesso inestricabile.

  1. Autofiction e biofiction

Dalla fine degli anni Settanta, a partire dall’esperienza di autori come Serge Doubrovsky e Jerzy Kosinski, inizia a diffondersi nel dibattito letterario internazionale il termine “autofiction”, una forma di narrazione ibrida in cui l’autore si propone come protagonista di vicende finte o miste di verace biografia e d’invenzione. Il panel propone una riflessione sull’autofiction e sulle varie modalità con cui è stata sperimentata nel nostro paese, allargando l’obiettivo al genere speculare della “biofiction”, nel quale ad essere ricostruite o reinventate dagli autori e dalle autrici sono le vite altrui, di personaggi illustri o di individui comuni. Anche i romanzi genealogici e le memorie di famiglia, in cui un autore si propone di raccontare le vicende di uno o più membri delle generazioni precedenti alla propria, potrebbero essere considerati biografie finzionali ‘plurali’. Estendendo l’indagine oltre i confini della forma romanzo, si potranno, inoltre, considerare i casi di poeti che abbiano messo in versi la propria vita (Saba, Giudici ecc.) o che abbiano ricostruito o inventato le vite di altri, in particolare di donne, reali o meno (Caproni, Ungaretti, Pagliarani ecc.).

  1. Fatti e finzioni tra letteratura, giornalismo e informazione

Letteratura e giornalismo sono ambiti di ricerca contigui, legati da una fitta rete di rapporti e corrispondenze: a partire dall’attività di scrittori-giornalisti che nel corso dell’Otto e del Novecento hanno dato vita a forme letterarie sperimentali e ibride in cui cronaca e narrativa si coniugano, fino alle pratiche contaminanti del feuilleton e dell’elzeviro, al new journalism e alle esperienze del non fiction novel. Oggi, poi, le relazioni e le interazioni tra l’arte del racconto e il mondo dell’informazione tendono a configurarsi, in uno scenario profondamente trasformato dalla pervasività dei media elettrici ed elettronici, secondo moduli sempre meno lineari, che forzano i confini tra i generi, a volte annullandoli, e rendono porosa o sfumata la frontiera tra fatti e finzioni. Tra i fenomeni che dall’infosfera riverberano negli esercizi letterari va annoverato lo storytelling – la teoria e le pratiche del narrare come modo del sapere, del comunicare, del pensare la realtà – divenuto a partire dagli anni ’90 del Novecento strategia diffusa negli ambiti della pubblicità, del management, della politica, e che ha sollevato, per il modo in cui verità e finzione vi si mescolano funzionalmente, domande etiche di rilievo. Per Salmon (2007) lo storytelling è strumento insidiosissimo di visioni del mondo, nel suo integrare nella forma di un racconto, attraverso meccanismi di mascheramento e dissimulazione, dati del reale e assunzioni ideologiche. Per Lavocat (2016) esso, specie in ambiente digitale, costringe il lettore a navigare in uno spazio disorientato in cui la nozione di finzione è talmente allargata da perdere ogni carattere distintivo.

  1. Doppi, simulacri, simulazioni

Nel tempo del capitalismo avanzato, della comunicazione mass-mediatica e della «riproducibilità tecnica», i simulacri mettono variamente in crisi il rapporto tra realtà e rappresentazione, sfumando, confondendo o persino rovesciando le gerarchie ontologiche. Doppi, replicanti, mappe, riproduzioni, simulazioni, strutture ricorsive, avatar, cyborg sono figure e oggetti caratteristici della letteratura moderna e postmoderna, al centro di importanti riflessioni filosofiche, psicoanalitiche, antropologiche, sociologiche (Benjamin, Lacan, Girard, Baudrillard, etc.). Assai diffuse nella narrativa fantastica (ma non solo: si pensi ad esempio alla dimensione concettuale di Pirandello, Calvino, Malerba, o in ambito poetico ai “doppi” di Sereni, Caproni, Baldini), le dinamiche dello sdoppiamento, della moltiplicazione, della mise en abyme si associano a vissuti altalenanti tra infatuazione e persecuzione, proiezione e dissociazione; e vengono spesso mediati da ritratti, fotografie, filmati, registrazioni, o più recentemente dalle numerose risorse del Web (social, blog, siti web, etc.). Il panel intende indagare questa diffusa e variegata fenomenologia del doppio-simulacro, interrogandosi sulle sue implicazioni: in particolare sul rapporto tra medium, forma e contenuto; sulla perdita e sui ritorni di “aura” connessi alle tecniche moderne di riproduzione; sulle dinamiche proiettive della psiche, nel loro rapporto con il grande tema dell’alterità (maiuscola e/o minuscola) e con problemi di carattere antropologico; sull’incidenza e sul valore delle strutture ricorsive (meta-diegesi, auto-riferimento, poesia sulla poesia etc.).

  1. Utopie, distopie, mondi possibili (e impossibili)

Il panel intende ragionare sulle narrazioni del distanziamento, su forme di racconto che muovono da uno scarto marcato dal reale e che – mettendo in primo piano la natura fittizia del discorso – invitano chi legge a considerare in modo libero e penetrante il nesso fatti/finzioni proposto dai diversi scenari, lo spingono a interrogarsi sui confini del possibile. Si indagherà un articolato campo di tipologie di genere su un arco cronologico ampio, dal fantastico scapigliato, al realismo magico, ai tanti modi della narrazione fanta-scientifica, che nella letteratura italiana recente ha acquisito una presenza via via più incisiva, per risultati, varietà di modi, collocazioni editoriali. Racconti del mistero e dell’apocalisse, ucronie, retrotopie, new weird stories, ecodistopie propongono immagini di quotidianità perturbate da distorsioni e varchi inattesi, di futuri e altrove modellati dall’ipertecnologizzazione e dal controllo mediatico onnipervasivo, oppure segnati dalla catastrofe, dalla regressione, dal degrado tecnico e sociale, dalla manipolazione e dalla rivincita della natura. I contribuiti al panel potranno analizzare temi e dispositivi testuali (spazi, tempi, prospettive, figure) dei diversi tipi di straniamento messi in atto nelle opere, studiare le diffrazioni e ibridazioni di genere, le visioni del mondo e dell’uomo in trasformazione proposte dagli autori, anche con attenzione alle forme editoriali, alle vesti e dislocazioni mediali dei testi.

  1. Tra le finzioni. Dal fumetto alla serialità televisiva ai nuovi media

I nuovi media hanno modificato fortemente le pratiche narrative, con effetti che investono anche, in modo cruciale, la scrittura. Non solo il confine tra realtà e finzione appare spesso labile, ma i testi si nutrono di un dialogo costante tra “finzioni” linguistico-culturali, letterarie e mediali in apparenza distanti fra loro. Le opere tendono a farsi “espanse”, conoscendo molteplici declinazioni mediali e conquistando un pubblico sempre più diversificato e globale. L’opera risponde in molti casi al progetto di una narrazione transmediale, realizzata tramite un dispositivo testuale fortemente ibrido, posto al confine tra pagina, schermo e universo digitale. Alcuni testi nascono già “formattati” per linguaggi artistici diversi (testo scritto, serie tv, videogame…) o addirittura producono un indotto al di fuori della sfera artistica, divenendo veri e propri brand (emblematico il caso, di dimensione planetaria, del romanzo-reportage Gomorra); altri ancora, in origine destinati all’audiovisivo, in un secondo momento approdano alla dimensione letteraria, secondo la diffusa pratica della novelization. Il panel intende indagare il rapporto esistente tra i media e la scrittura, fino alle nuove frontiere di tale interazione (dall’iconotesto al fumetto al graphic novel, dalla lunga serialità televisiva alle cosiddette “narrazioni post-seriali”, fino ai blog, agli ipertesti e agli iper-romanzi digitali, e agli esperimenti di scrittura collettiva/collaborativa), nonché gli effetti di tale mutamento sulla nozione stessa di autorialità.

  1. Raccontare i fatti e filmarli: letteratura e cinema

Fin dalla nascita del cinema, il rapporto tra il testo letterario e il testo filmico si è articolato sulla sinergia o sull’antagonismo delle potenzialità e delle modalità di rappresentazione del “fatto” o della sua manipolazione. Il legame tra i due linguaggi è cresciuto stringendosi e allentandosi sulla base di distinzioni e gerarchie sempre mobili, ma validate da un obiettivo comune: rappresentare il dato di realtà, con parole o con immagini, dentro una sequenza discorsiva che conferisse ad esso un significato plurimo e coerente, trasformandolo in un momento di manifestazione della verità umana. Le forme della ricerca e dell’espressione della verità si attuano talora attraverso la sua corrispondenza con la realtà, dove la finzione intende restituirla, talora attraverso lo scarto da essa, dove la finzione la travalica per interpretarla. Questo panel è dedicato ai modi in cui la narrazione di parole, la letteratura, e la narrazione per sequenze di immagini, il cinema, dialogano sul tema del reale e della finzione.

  1. MOD-Scuola

La sessione della MOD-Scuola si pone l’obiettivo di interrogare i temi principali del convegno, declinandoli in una prospettiva didattica e volgendo l’attenzione alle esigenze differenti della scuola media superiore (biennio e triennio) e della scuola media inferiore. Del resto ad ogni livello d’istruzione le docenti e i docenti si trovano a dover rendere chiaro il confine che separa l’invenzione letteraria e la realtà fattuale, e al tempo stesso riflettono sul complicato rapporto che si instaura tra parola scritta (tanto più se letteraria e legata al racconto di finzione) e mondo concreto. Gli interventi di questa sessione, dunque, potranno prediligere un caso che aiuti a riflettere sul binomio fiction/non fiction, e che sia utile a comprendere come affrontare la questione in classe. Oppure si potranno presentare proposte sull’uso dei testi non letterari in classe, dalla memorialistica ai carteggi agli scritti giornalistici, per arrivare alle biografie e alle autobiografie, talvolta romanzate e situate a cavallo tra storia e letteratura. Infine si potrà indagare lo statuto dei personaggi («più vivi dei vivi») e la loro funzione nell’insegnamento della letteratura italiana, ripercorrere le utopie e le distopie della nostra tradizione, soffermarsi sulle caratteristiche dei generi letterari, su come questi vengano modificati da esigenze mimetiche e realistiche, chiarire le dinamiche della poesia, un genere che proprio nella modernità ha subito profondi cambiamenti.

INFORMAZIONI

Per presentare una comunicazione è necessario essere in regola con la quota associativa dell’anno in corso (2022), che potrà essere versata tramite bonifico bancario a favore della MOD-Società italiana per lo studio della modernità letteraria, come indicato nel sito web.

Il convegno si aprirà il 15 giugno alle ore 15 (Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università “Federico II” di Napoli) e proseguirà il 16giugno presso il Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati dell’Università di Napoli “L’Orientale”, e il 17 giugno presso il Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università “Suor Orsola Benincasa”.

Nella mattina del 16 giugno si terrà l’Assemblea dei Soci. Le sessioni parallele si svolgeranno nel pomeriggio dello stesso giorno. La chiusura dei lavori è prevista per le ore 13 di venerdì 17 giugno.