Passaggi di soglie

Call for paper

numero del 2022 della rivista L'Immagine riflessa

Università degli studi di Genova

Una call for papers che si proponga di delimitare un campo di ricerca intorno alla dialettica tra dicibile e indicibile, ossia proporre cosa si può dire (e cosa non si può dire) intorno a tale topica, potrebbe senz’altro apparire come una paradossale contraddizione in termini. Ci proponiamo pertanto qui di esemplificare soltanto alcune delle possibili direttrici tematico-concettuali che una questione così sfaccettata e complessa può suggerire, confidando nella funzione evocativa che esse possono avere per sollecitare ulteriori peculiari declinazioni dell’indagine.

Sulla scorta della voce «dicibile/indicibile» di O. Ducrot per l’Enciclopedia Einaudi si potrebbe innanzitutto affrontare questo nesso dialettico in una prospettiva linguistica (e di filosofia del linguaggio), come distinzione fra ciò che si può e ciò che non si può dire, relativamente alle proprietà e alle capacità del linguaggio in generale e delle lingue naturali in particolare (e a scalare dei codici e sottocodici letterario, giuridico, religioso ecc. ); si verrebbe qui a sfiorare la varietà dell’ineffabile, delle realtà che travalicano le possibilità del linguaggio umano (dalla mistica agli sviluppi estremi della fisica).
Estendendo la polarità entro un più variegato piano estetico potremmo poi riconfigurarla nell’opposizione rappresentabile / irrappresentabile – vedasi e.g. Die nicht mehr schönen Künste: Grenzphänomene des Ästhethischen hrsg. von H.R. Jauß, 1968 – e quindi in rapporto a una norma di tipo culturale, che può essere ‘universale’, ‘innata’, ‘di lunga durata’ o invece variabile, storicamente, geograficamente e socialmente condizionata. Si può pensare anche a una norma etica, religiosa, ideologica corrispondente al processo di civilizzazione (N. Elias): alla variazione interna a una singola civiltà si può confrontare la variazione emergente dalla comparazione fra civiltà (etnie) differenti, a loro volta analizzate in determinati spaccati sincronici (laddove possibile). Ovviamente, di tutto ciò quello che a noi interessa è il riflesso/riverbero, la rifrazione/diffrazione nella letteratura, cioè nei testi ideologicamente e semanticamente più densi e complessi; riflesso/rifrazione che è solo un aspetto della partecipazione della letteratura alla comprensione, interpretazione, trasformazione del mondo. La tensione fra rappresentabile e irrappresentabile si declina in differenti modi anche in ragione della specificità dei vari mezzi espressivi e delle interrelazioni (per trasposizione, traduzione, affiancamento) fra media e fra codici linguistici: parola detta, parola scritta, parola recitata, messinscena, rappresentazione iconica, performance.

Un’altra polarizzazione, forse più scontata, è quella riferibile a una gerarchia espressiva e assiologica (spirituale/corporeo, mistico/osceno e.g.) e a campi del discorso che implicano più direttamente la percezione, la ricezione, insomma la reazione del destinatario: si considerino almeno i limiti che connotano, ai due poli della fisicità, la rappresentazione dell’atto sessuale e quella dell’evento della morte; oppure le varie occasioni di tematizzazione letteraria delle forme di subordinazione della rappresentazione alla morale, dalle politiche moderne del decorum alle pratiche contemporanee della political correctness, dal progetto antropologico di Baldassar Castiglione alla macchia umana di Philip Roth.

Quello che sembra soprattutto degno di rinnovata attenzione non è però lo stanco ripetersi di divieti, censure, repressioni a fronte di infrazioni, trasgressioni, ‘liberazioni’ (più o meno reali o convenzionali), analizzato attraverso un campionamento ricco e multiforme, ma l’esplorazione delle zone intermedie, delle soglie, dei territori di scambio e di transizione, luoghi in cui gli opposti potenzialmente si incontrano e si capovolgono. Si tratterebbe dunque di far emergere, se possibile e con tutta la circospezione del caso, il rapporto fra dicibile-rappresentabile e indicibile-irrappresentabile non all’interno e all’insegna di una prospettiva ‘digitale-binaria’ (sì/no) – con contrasti e limiti e confini chiaramente definiti, in bianco e nero – ma nel quadro di un’ottica ‘analogica-graduale’, politetica, fuzzy – del tipo ‘scala di grigi’, dove però il passaggio da uno ‘stadio’ all’altro sia anche realizzabile o concepibile come limen (V. Turner), come esplorazione di possibilità inedite rispetto allo standard, alla norma, alle regole della vita ordinata e socialmente strutturata.

Data la centralità del testo per una rivista come l’Immagine riflessa ci si attende una prevalenza di contributi su opere letterarie di diversi tempi, paesi e lingue. Saranno accolti e sottoposti a revisione i contributi che perverranno all’indirizzo email immagine.riflessa@unige.it, redatti secondo le norme editoriali della rivista e inediti (non sottoposti cioè contemporaneamente ad altre riviste), entro la data limite del 31 ottobre 2021.

 

Direzione / Editorial Board Alvaro Barbieri, Sonia M. Barillari, Massimo Bonafin, Giovanni Bottiroli, Andrea Calzolari, Rita Caprini, Martina Di Febo, Margherita Lecco, Nicolò Pasero, Niccolò Scaffai, Massimo Stella, Andrea Torre.
Comitato scientifico / Advisory Board Marco Aime (Università di Genova), Tomás Albaladejo (Universidad Autonoma – Madrid), Claude Calame (École des Hautes Études en Sciences Sociales – Paris), Gian Paolo Caprettini (Università di Torino), Simon Gaunt (King’s College – London), Mario Lavagetto † (Università di Bologna), Mario Mancini (Università di Bologna), Francesc Massip (Universitat Rovira i Virgili, Catalunya), Pilar Lorenzo Gradín (Universidade de Santiago de Compostela), Giulia Sissa (University of California – Los Angeles), Richard Trachsler (Universität Zürich), Peter V. Zima (Alpen-Adria Universität – Klagenfurt)

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