Contaminazioni, dissonanze ed eterotopie nella modernità letteraria

Contaminazioni, dissonanze ed eterotopie nella modernità letteraria

Convegno Nazionale MOD
Foggia, 15-17 giugno 2023
Organizzato da:
Università degli Studi di Foggia, Dipartimento di Studi Umanistici

Il tema mette al tavolo del dibattito una delle questioni cruciali del fare letteratura nell’età contemporanea, vale a dire il ricorrere a codici della scrittura e dell’invenzione che cercano contaminazioni continue e la testimonianza di qualcosa che attesti influenze e discendenze, come se il nuovo non potesse rinunciare alla sua tradizione. Per cui, le forme della modernità letteraria procedono per interscambi e rotture, interazioni e dissonanze: da un lato opera un certo desiderio di preservare aspetti identitari, dall’altro l’esigenza di aderire alle spinte e alle trasformazioni che vengono anche da contesti internazionali e globali.

I lavori del Congresso saranno utili a una verifica dei caratteri della dissonanza letteraria secondo la definizione di un importante testo di Thomas Harrison (1910: The Emancipation of Dissonance) che a metà degli anni Novanta faceva il punto sulle rivoluzioni culturali e letterarie con cui si era aperto il Novecento; e al tempo stesso delle eterotopie intese secondo Foucault, quindi di quelle forme della letteratura che tendono a una connessione degli spazi e delle aree di reciproca influenza, pur nelle inevitabili discontinuità. Pertanto, al di là delle importanti esigenze interdisciplinari della didattica, registriamo quanto gli studi e la ricerca nel campo delle lettere italiane si orientino verso aperture e convergenze sempre più marcate che recuperano una traiettoria ormai di lunga durata: le “sonorità dissonanti” del verso primonovecentesco, la lotta fra dissoluzione semantica e fedeltà al grande patrimonio lessicale della tradizione, gli incroci della parola con la musica, l’amplificazione del meraviglioso e del fantastico, la trasformazione di paradigmi storici nella narrazione dei luoghi della favola e del mito chiamati in Italia a una non facile convivenza col modello realista e neorealista. Così, la letteratura della nostra modernità ha saputo e sa ancora oggi mantenersi in un resistente equilibrio tra la ricerca di una solida cornice storica e la divagante instabilità della scrittura letteraria in costante dialogo con le altre arti; tra la necessità di narrare i testimoni, le utopie delle “città invisibili” e lo smarrimento dell’identità dell’autore, in ragione del quale l’identità stessa del testo ha subito conseguenze di rilievo. 

Sarà il caso di non trascurare quella particolare forma di eterotopia rappresentata dall’asimmetria fra ciò che si pubblica e la vasta Atlantide sommersa delle scritture rimaste inedite; oppure i rinnovati canali delle scritture per il cinema e il teatro – ai quali andranno aggiunti i diversi apporti della radio, della televisione e dei nuovi media – che dal secondo Novecento ha esteso lo “spazio” della drammaturgia, contaminandosi con la forma romanzo, l’epica, la poesia, la saggistica scientifica e filosofica, mentre la scrittura critica ha promosso nuove, originali narrazioni in rete, cambiando linguaggi, forme e funzione. E non si dimentichi che dal secondo dopoguerra la letteratura italiana ha offerto brillanti esempi di artisti capaci delle più ampie stratificazioni testuali, al di là della narrazione tradizionale: disegno, fumetto e, soprattutto, le profonde interazioni tra letteratura e giornalismo, con tali e tante declinazioni da anticipare in parte gli incroci e gli innesti imposti oggi dai nuovi media. Il graphic novel, per esempio, è una delle più suggestive “gallerie” contaminanti dei nostri tempi, ma ha le sue radici nel romanzo a fumetti di cui scriveva Vittorio Spinazzola. Infine, nella galassia dell’intertestualità e nelle maree distopiche, le metamorfosi del testo in lingua italiana si misurano anche con le nuove rappresentazioni dell’ambiente che aggiornano tematiche classiche attraverso l’adesione alle tendenze dell’ecocritica e allo studio della natura intesa nella dialettica spazio/paesaggio.

Verranno accolte proposte di comunicazione per i seguenti panel:

  1. Eterotopie del testo

Nella storia testuale di ogni autore esiste una controstoria intima e segreta, un doppio rappresentato da tutto ciò che non viene dato alle stampe, ma resta, volontariamente o no, nell’ombra: inediti, varianti, abbozzi, frammenti, scarti, autobiografie segrete, lettere mai spedite ecc. Partendo da un’immagine tratta da Ombre dal fondo di Maria Corti, quella di un archivio in cui le ombre degli autori «si manifestano e fanno aleggiare il fantasma della letteratura», il panel propone un’indagine a tutto campo sulle eterotopie testuali e sul rapporto di relazione che sussiste tra edito e inedito. Si tratta di un rapporto di relazione forte: speculare o progressivo o antagonista, anche di censura o autocensura, uno specchio riflettente o deformante capace – in caso di pubblicazione postuma – di ridefinire la fisionomia intellettuale di un autore o condizionarne la sua fortuna (il caso Fenoglio è paradigmatico). Anche le questioni interne alla filologia d’autore assumono rilevanza specifica: le varianti come eterotopie del testo dato alle stampe, ovvero come loro forme alternative e ad esso intimamente connesse, il rapporto tra intentio auctoris e intentio editionis, la dinamica interpretativa messa in gioco dalle riedizioni riviste e corrette, il confronto tra edizioni filologiche che di un’opera definiscono uno spazio testuale complesso, mostrando volti simili ma “assolutamente” diversi.

  1. La memoria e l’oblio: contaminazioni mnestiche e figure del rimosso nella lirica neo-modernista

Per affrontare il tema delle riscritture novecentesche della tradizione letteraria nel campo della lirica moderna e contemporanea, è necessario chiamare in causa la categoria critica e storiografica di modernismo, già adoperata in ambito anglofono ma di recente introduzione nel dibattito italiano. Nello spirito dialettico e agonistico di una fiducia nelle forme e nei valori della tradizione, quella del modernismo è un’idea di letteratura che si distingue dalle avanguardie e poi dalle neoavanguardie, salvaguardando e rinnovando della classicità il patrimonio complesso di istanze etiche e di modelli culturali: le scritture del modernismo rileggono la tradizione con il filtro deformante della crisi del proprio tempo. A dimostrazione della fluidità, ma anche dei caratteri specifici delle poetiche riconducibili al modernismo, va considerata l’ipotesi di una reviviscenza o di una ripresa di figuralità e stilemi neo-modernisti nella seconda parte del secolo che abbiamo alle spalle, tra gli anni Sessanta e Settanta fino a oggi. Il panel ospiterà interventi di carattere teorico sul genere poetico che si apre alle “contaminazioni” o alle “dissonanze” del contemporaneo, nelle sperimentazioni di vario ordine e grado con la prosa o con la discorsività del linguaggio comune; riflessioni su specifiche opere liriche o post-liriche che partono dal dialogo fra il testo letterario e la tensione etica, i rituali arcaici e antropologici della tradizione classica (il colloquio oltre-mondano, il dialogo con l’assente, ecc), per la restituzione letteraria dei luoghi e dei paesaggi, delle relazioni umane e intersoggettive all’altezza del nostro presente.

  1. Transmedialità e intermedialità nelle narrative italiane degli anni Duemila

Il panel intende fornire documentazione critica e teorica – in prospettiva specificamente narratologica – di quelle esperienze narrative italiane che hanno visto la luce dopo il 1999 e si sono caratterizzate per un profilo spiccatamente transmediale o intermediale. La dimensione transmediale o intermediale della letteratura nell’epoca del WEB 2.0 è andata incontro a un rilancio e a una radicale ridefinizione. Il testo letterario è solo una delle possibili manifestazioni di un contenuto estetico (nel caso, narrativo) che si realizza su molteplici piattaforme ed è sottoposto a un lavoro di valutazione e ri-mediazione da parte di un pubblico prosumer. L’opera assume un profilo instabile, affidata com’è a più media. La declinazione della narratività praticata in questo panel può occuparsi di certe sue manifestazioni di confine, quali il fumetto, la canzone, il rap, la letteratura elettronica, il videogioco. L’orizzonte di riferimento è comunque di tipo narratologico, in conformità ai modi di quella transmedial narratology che va imponendosi a livello internazionale.

  1. Scrittrici dissonanti tra modernità e tradizione

 È qui posta al centro la questione del canone letterario, da ri-leggere e ri-declinare alla luce di esperienze innovative di scrittrici che hanno saputo proporre nuove ed inedite soluzioni, tramite pratiche antagoniste e dissonanti rispetto all’ordine politico-culturale dominante. A tal fine, potranno essere oggetto di riflessione, analisi volte a ricostruire una costellazione non solo di figure – narratrici, poetesse, giornaliste – ma anche di posizioni e azioni che contribuirono all’affermarsi della modernità. Emerge, tra Otto e Novecento, e poi si afferma nel corso del secolo, una complessa rete di rapporti femminili intorno a più poli: l’associazionismo, ma anche i salotti mondani e culturali e differenti ambienti artistici, che coinvolsero diversi ambiti, dalle attività filantropiche e sociali alla cultura pedagogica, dalle scuole alle università, dalle collaborazioni con quotidiani e riviste al rapporto con i media; uno degli assi portanti si configura certo il versante giornalistico, che privilegia la nascita di relazioni estremamente vivaci, costituendo un campo di decisive contaminazioni e di vitali dissonanze fino ad esperienze che incrociano e ibridano diversi generi e mezzi.

  1. Contaminazioni/ibridazioni di codici: dalle avanguardie storiche al «bazar» postmoderno.

A partire dalla sperimentazione delle avanguardie storiche, spesso trasversale alle arti, la contaminazione/ibridazione dei linguaggi, degli stili, dei registri, dei generi, dei codici culturali e mediali caratterizza in generale l’estetica novecentesca, sia in quanto violazione e contestazione di categorie, istituti e distinzioni tradizionali, con effetti di straniamento e di destrutturazione, sia rispondendo a un’istanza sintetica, o meglio forse analogica, volta ad assimilare l’eterogeneo in una prospettiva totalizzante. Legato al Modernismo da un rapporto complesso, ambiguo e tuttora oggetto di discussione, il Postmoderno ne eredita la vocazione inclusiva, contaminante/ibridante, declinandola nel senso di un eclettismo disincantato e ironico, talvolta ludico; del citazionismo sofisticato, del “melting pot” e del “meticciato” culturale. Caduta definitivamente la tensione antagonistica, progettuale, utopica delle prime avanguardie, nell’era della globalizzazione economica e della «fine delle grandi narrazioni» (Lyotard) la contaminazione si caratterizza come una pratica spregiudicata di riuso e di bricolage che attinge a un repertorio plurale, gerarchicamente e assiologicamente disorganizzato di risorse formali, linguistiche e culturali (un «bazar», secondo il Celati lettore di Foucault, Benjamin, Derrida). Il panel si concentrerà su questi diversi fenomeni di contaminazione/ibridazione, indagandone le molteplici implicazioni: dimensione poli-modale e poli-generica; pastiche; interferenze tra sfere semantiche, stilistiche, linguistiche, culturali diverse o disparate; forme di intertestualità eclettica; intarsi citazionistici; pratiche di “cut up” e/o montaggio; intermedialità.

  1. Uno, nessuno e centomila: contaminazioni e dissonanze nel canone nella modernità letteraria

La questione del canone è una delle più dibattute all’interno delle problematiche attinenti alla modernità letteraria. Se ciò è vero per il Novecento, “magma fuso” la cui solidificazione storica solo oggi inizia a intravedersi, pur con esiti ancora molto discussi e rivedibili (basti pensare ai manuali per lo studio della storia letteraria), questo vale ancora di più per l’estremo contemporaneo, per riprendere il titolo di un lavoro di Emanuele Zinato. A complicare le cose, inoltre, interviene in maniera preponderante la figura del lettore, che finisce, attraverso l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione di massa, per ridelineare e mettere in crisi il canone offerto dagli “specialisti” del settore, offrendone uno completamente nuovo: è recentissima la definizione di “canone alternativo”, che pone da una parte il canone critico, accademico (Calvino, Levi, Morante, Pasolini, Ferrante, per tenerci entro i confini nazionali), e dall’altra il “canone social” (che attinge quasi esclusivamente alla letteratura extranazionale, caratterizzata da pratiche di ripresa e contaminazione di modelli oggi per lo più ignorati), emerso in particolare dalle letture della fetta di popolazione più giovane, quella più distante dagli spazi dispensatori di cultura tradizionalmente individuati: scuola, accademia, critica, editoria. Accanto a ciò, in maniera altrettanto dissonante rispetto al “canone critico”, si fanno largo i controcanoni, miranti a ridefinire il parterre di autori e autrici per mezzo di prospettive politicamente impegnate (femminismo, postcolonialismo, ecologia), che sicuramente hanno fortuna anche all’interno delle compagini critiche dominanti. Il panel avrà, dunque, l’obiettivo di indagare i processi di formazione del canone (o di esclusione dallo stesso) della modernità letteraria, le esperienze policentriche – a volte apparentemente inconciliabili – che vi contribuiscono e, in prospettiva futura, i possibili effetti sulla riconsiderazione di alcune macrocategorie della letteratura, in particolare le forme e i generi.

  1. Modernità letteraria e visual arts: iconotesti, illustrazioni e graphic design

Nella società della modernità letteraria le visual arts hanno assunto un ruolo via via fondamentale fino a risultare dominati nel mondo contemporaneo. L’industria culturale, sfruttando le esigenze del mercato, ha portato la letteratura a dialogare in misura sempre maggiore con le altre arti, in un confronto costante con le immagini. Già Roland Barthes nel 1970, con L’impero dei segni, spiegò come non si tratti affatto di un semplice accostamento fra due orizzonti differenti: «Testo e immagini, nel loro intreccio, vogliono assicurare la circolazione, lo scambio di questi significanti: il corpo, il viso, la scrittura». Mentre in Beyon Comparison: Picture, Text, and Method (1994) W.J.T. Mitchell ha posto la questione del rapporto tra testo e immagine nei termini di una “resistenza” reciproca dei due media. In effetti si tratta di due media diversi che convivono in alcune tipologie testuali ibride, definendole: gli iconotesti – nelle loro diverse declinazioni (graphic novel, fototesto…) – ma anche libri illustrati come Quando l’Italia tollerava (1965), con i bellissimi disegni di Mino Maccari. Ma se il rapporto fra famosi illustratori – Achille Beltrame, Mario Tempesti, lo stesso Maccari – e la stampa periodica è fondamentale, ha particolare rilevanza anche il legame fra il graphic design e l’editoria libraria, lo dimostrano le copertine di Bruno Munari per il Club degli Editori, quelle disegnate da John Alcorn per la casa editrice Rizzoli e gli Oscar Mondadori illustrati da Ferenc Pintér.

  1. Contaminazioni narrative: il racconto delle ‘infezioni’ socio-culturali

Già prima che il Covid-19 riempisse il nostro vocabolario di tecnicismi virali, il lessico epidemico ha veicolato frequentemente la narrazione dei grandi movimenti collettivi che hanno animato gli scenari mondiali. Da sempre il racconto è lo strumento privilegiato per dar forma a turbolenze sociali orientate verso un immaginario di lotta e di aggregazione. Basti pensare al movimento femminista che deve la sua bipartizione pandemica alla penna transoceanica di Martha Weinman Lear che sul «The New York Times» ha parlato per la prima volta di ‘seconda ondata’ per riferire la ripresa dell’agitazione femminile del ’68. Di fronte ad eventi eccezionali e di difficile comprensione, la narrazione sulla contaminazione svolge un ruolo cruciale per la rielaborazione di condotte politiche e sociali; di fatti traumatici e dei contesti che li hanno generati. In tale prospettiva, anche il virus latente del razzismo è raccontato da Primo Levi nei termini di un contagio che si propaga a partire dall’idea che ‘ogni straniero è nemico’: una convinzione che «giace infondo agli animi come un’infezione latente» (Se questo è un uomo, 1947). È ciò che Dan Sperber definisce «epidemiologia delle rappresentazioni» (Il contagio delle idee, 1999) che qui intendiamo approfondire in una prospettiva interdisciplinare, intermediale e capace di favorire quei fenomeni di dissonanza letteraria sempre più frequenti negli ultimi anni. Saranno, pertanto, oggetto di riflessione, analisi incentrate sulle rielaborazioni letterarie, artistiche e cronachistiche di eventi socio-culturali raccontati in forma di contagio che smascherino nell’appropriazione del linguaggio specialistico i segreti di una divulgazione subdola che alimenta meccanismi di conflittualità socio-culturale.

  1. Narrazioni ibride alla prova dell’estraneo: lo scrittore-viaggiatore dall’Italia postunitaria all’Italia postmoderna

L’Ottocento, specie nella sua seconda parte, è stato il secolo del ferro e del carbone, del telegrafo e del giornale, delle grandi esplorazioni e dei grandi imperi coloniali; il secolo in cui la Terra è stata mappata e reticolata come mai in precedenza, in cui l’Altrove è affluito sulla scena della cultura europea come merce, come immagine, come racconto. In perfetta congruenza con la dominante cultura positiva, cui offriva uno sconfinato spazio di espansione, catalogazione, misurazione. Gli effetti di tutti questi fenomeni sull’immaginario sono stati considerevoli, e ampiamente alimentati e sfruttati da un’industria dell’informazione e dell’intrattenimento già agguerrita e smaliziata. In questo contesto la letteratura di viaggio si è profondamente modificata e ha acquisito un’importanza nuova, arrivando a tracciare una via narrativa parallela al codice romanzesco, destinata a svilupparsi enormemente nel corso del Novecento. A partire forse dai libri di viaggio di Edmondo De Amicis, gli scrittori sono stati utilizzati sempre più di frequente come “inviati speciali”, perché spendessero il loro credito simbolico di intellettuali e di “personaggi” in un investimento a breve termine, per produrre versioni del Lontano compatibili con i quadri concettuali e simbolici di riferimento del loro pubblico. Ne è nato un variegato genere ibrido, in cui finzione e immaginazione erano tanto più sostanzialmente libere quanto più si accompagnavano, per statuto e per aspettative dei fruitori, a un forte effetto di realtà; in cui si mescolavano cronaca, osservazione di costume, meditazione, saggismo, bozzettismo, narrazione; il tutto accompagnato molto spesso da forti dosi di ideologia più o meno esplicita. Da Cecchi a Bontempelli a Praz, da Soldati a Calvino a Arbasino, da Alvaro a Piovene a Parise, da Moravia a Pasolini a Manganelli a Celati, fino ad arrivare alle generazioni più recenti (Tommaso Pincio, Giorgio Falco, Vitaliano Trevisan, Giorgio Vasta e tanti altri), i narratori si sono misurati con questo modo misto la cui fortuna non accenna a diminuire. A seconda degli orientamenti e delle congiunture storiche, il Lontano è stato l’America, La Russia, la Cina, l’Africa, oppure al contrario uno spazio vicino o vicinissimo di cui portare alla luce, defamiliarizzandolo e rompendo la crosta di luoghi comuni, le linee di sviluppo o di frattura segrete. Man mano che l’era della visualità diffondeva e popolarizzava i suoi strumenti, i prodotti editoriali sono andati aprendosi alle riproduzioni fotografiche, e sono diventati anche ibridi di testo e immagini. Il panel è aperto a indagini su tutti gli aspetti di queste contaminazioni, per cercare di metamappare questa multiforme opera di mappatura (insieme banalizzante e straniante, avvicinante e allontanante) che dura da più di centocinquant’anni e ha attraversato le cesure storiografiche più forti di questo lungo periodo: cultura positiva, cultura modernista, cultura postmodernista, e ancora oltre.

  1. MOD-Scuola

La sessione della Mod-scuola intende interrogarsi sulle questioni sollevate dal convegno, mettendole in dialogo con la pratica didattica nelle scuole superiori di primo e secondo grado. Del resto la scuola media prima, il biennio poi, e il triennio infine sono fasi di istruzione – e di educazione al testo letterario – che costantemente si confrontano con le eterotopie sia strettamente spaziali (luoghi diversi dal nostro comune universo di natura, incroci temporali, ecc.), sia di genere letterario, metaforici, ideologici. Anzi proprio l’educazione alla lettura prende le mosse da opere “dissonanti”, che in qualche modo fanno registrare uno scarto rispetto a un ipotetico “grado zero” della scrittura romanzesca o poetica.

         Gli interventi di questa sessione possono pertanto interrogarsi su tutti quei testi, quelle autrici e quegli autori, quelle opere che hanno un passo eterotopico e che possono avere una loro spendibilità didattica (sia come materiale da riutilizzare a lezione, sia come approfondimento). Nello specifico si possono presentare proposte di intervento su letteratura fantastica, fantasy e altre forme di rappresentazione di universi altri; al contempo – così come recita la declaratoria di tutto il convegno – sono accettate anche proposte di intervento che ragionano sulla “dissonanza” di scrittura, e dunque su tutte quelle forme di scrittura non facilmente etichettabili in un genere tradizionale, o che comunque, rispetto al genere tradizionale fanno registrare uno scarto e un’infrazione (in quest’ottica di particolare interesse sono non solo le “nuove” forme di scrittura come graphic novel, romanzo a fumetti, ecc., ma anche le proficue contaminazioni tra generi: poesia e prosa, romanzo e inchiesta, poesia e musica, ecc.); o ancora l’eterotopia e la dissonanza può essere interpretata in senso ideologico, prendendo in esame testi che riflettono sulla condizione femminile, delle minoranze, delle identità culturali, delle culture giovanili, ecc.

Per presentare una comunicazione è necessario essere in regola con la quota associativa dell’anno in corso (2023), che potrà essere versata tramite bonifico bancario a favore della MOD-Società italiana per lo studio della modernità letteraria, come indicato nel sito web.

Le proposte di comunicazione vanno inviate all’indirizzo email panelmod2023@unifg.it, specificando il titolo del panel al quale si intende afferire. La scadenza per la presentazione delle proposte è fissata al 30 aprile.

Cena sociale

La cena sociale si terrà il 16 giugno alle ore 20.45 presso il Ristorante “Samì – Ristorante in Fiera” (Viale Fortore, 155).

Il costo sarà di 45 euro a persona. Le prenotazioni devono giungere entro il 3 giugno 2023, compilando il form qui allegato, dove potrete specificare eventuali intolleranze/allergie alimentari o la richiesta di un menu vegetariano.

https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLScxdPyQeoLV9iT4M20XQzNpT7gLCLYVY-Tc2DYH4tuiGydV3Q/viewform?vc=0&c=0&w=1&flr=0

Coloro i quali intendano prendere parte alla cena sociale dovranno inviare la ricevuta del bonifico che attesti l’effettivo pagamento del servizio all’indirizzo congressomod2023@unifg.it. La quota partecipativa va versata con bonifico intestato a:
Sebastiano Valerio IBAN: IT82V0760104000001060923552 (Poste Italiane). Bic swift: BPPIITRRXXX. Nella causale si prega si specificare “NOME COGNOME – Cena sociale ModLet”.

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