In ricordo di Padre Francesco Mattesini

In ricordo di Padre Francesco Mattesini

Il covid-19 si è portato via, lo scorso 13 aprile, anche padre Francesco Mattesini, professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università Cattolica di Milano. A luglio avrebbe compiuto 92 anni. Era socio onorario della Mod, che aveva visto nascere e che ha seguito nei suoi sviluppi finché la salute glielo ha consentito. Gli era particolarmente cara la sede fiorentina di piazza Savonarola, perché proprio in quei paraggi era cresciuto, tra via Valori, dove ha abitato da ragazzo, e la parrocchia di San Francesco, dove sarebbe maturata, al termine del liceo, la sua vocazione religiosa.

Frate minore della Provincia Toscana, Mattesini si era laureato in Cattolica nel 1958, discutendo una tesi di argomento francescano con Giuseppe Billanovich. Dal 1964 al 1970 era stato redattore di «Vita e Pensiero». La sua carriera accademica era cominciata nel 1971 con la libera docenza. Professore ordinario, dal 1980, di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea, assunse la direzione del Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita”, che tenne per vent’anni, fino al suo pensionamento. Dal 1983 al 1989 fu anche Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia. Membro effettivo e poi Segretario dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, nel 1996 ricevette, per decreto del Presidente della Repubblica, il diploma di Prima Classe riservato ai Benemeriti della Scienza e della Cultura, mentre il Comune di Milano gli conferì l’Ambrogino d’oro.

Studioso di Manzoni, di Carducci, di Pascoli, di Ungaretti, di Pirandello, di Gadda e della generazione ermetica (Per una lettura storica di Carducci, 1975; Figure e forme di vita letteraria da Carducci all’ermetismo, 1983; Manzoni e Gadda, 1996), Mattesini ha sempre posto la letteratura al centro di una rete complessa di coordinate storiche e culturali, come esemplarmente testimoniano i saggi raccolti nel 1978 in Letteratura e pubblico. Si è occupato inoltre di cultura accademica e di critica militante (a cominciare dalle sue due monografie su La critica letteraria di Giacomo Debenedetti, 1969; e Pietro Pancrazi tra avanguardia e tradizione, 1971), prestando particolare attenzione al ruolo delle riviste. Suo specifico campo d’interesse è stata poi l’esplorazione degli orizzonti spirituali e delle ascendenze bibliche della letteratura otto-novecentesca, specificamente confluita in Letteratura e religione. Da Manzoni a Bacchelli (1987) e in Ricerca poetica e memoria religiosa (1991).

Per Mattesini la letteratura era una scienza prima che una tecnica, e manzonianamente una “scienza morale”, che in cima ai suoi mondi, possibili o immaginari, pone sempre l’uomo e che, anche negli esiti più inquieti e problematici della modernità, non cessa di invocare, magari in forme provocatorie o paradossali, la redenzione della natura e della storia. Nella sua visione della letteratura, etica ed estetica sono sempre andate a braccetto, come nella sua vita l’uomo ed il frate.

Del suo ruolo di maestro Mattesini ha praticato specialmente l’arte maieutica. Sempre stimolante, sapeva coinvolgere gli studenti nell’attività didattica e di ricerca, cavandone fuori il meglio. Ha sempre concepito l’università come un gruppo solidale di persone che si stimolano e si arricchiscono a vicenda, mettendo in comune saperi, fonti, metodi e risultati. Ha scommesso sull’interdisciplinarietà quando ancora i lavori d’équipe erano di là da venire. Amava il dialogo, padre Mattesini, e non aveva pregiudizi. Cattolico aperto, figlio di una Chiesa rinnovata dal Concilio, era pronto a riconoscere il giusto e il vero dovunque si manifestasse. In anni, ancora, di preclusioni ideologiche seppe aprire le porte del suo Centro di ricerca alla collaborazione di maestri e colleghi delle scuole di italianistica e di contemporaneistica più accreditate. Issando, e non solo per politica accademica, la bandiera della “convergenza nella competenza”, riuscì a spezzare lo splendido ma esiziale isolamento in cui altri stavano arroccati.

Ogni volta che si andava a trovarlo, voleva sapere della Mod. Fino all’ultimo. E ci pregava, alla fine, di portare i suoi saluti alle tante persone che lo avevano conosciuto. Non sempre l’abbiamo fatto. Rimediamo ora, recandovi il suo estremo saluto: siete tutti nel suo cuore.

E. Elli – G. Langella – G- Lupo